LA CRITICA
 

 

 

 

 

 

 


«Oltre la violenza e la mancanza di democrazia e libertà, le caratteristiche del fascismo che oggi sembrano più inaccettabili sono l’enfasi e il fanatismo quasi mistico con cui il regime e i moltissimi italiani consideravano la patria, il duce e il fascismo stesso. Inoltre, cinquant’anni di retorica antifascista hanno avuto un’importanza determinante nel fare accettare l’idea del regime fascista come una caricatura grottesca degna soltanto di essere derisa. Questo stato d’animo rende pressoché impossibile capire cosa fu davvero il fascismo e perché esercitò tanta influenza sugli italiani. Occorre dunque compiere lo sforzo retrospettivo di vedere quegli anni con la mentalità dell’epoca per poterli equamente giudicare e cercare di capire perché gli italiani degli anni Venti erano già cresciuti con un culto della patria e dell’italianità smisurato e gonfio di retorica, quindi perché erano pronti ad accettare un movimento politico che di tale culto avrebbe fatto il proprio perno».

[G.B. Guerri, Fascisti, Mondatori 1995]

 

 

 

«[…] Il problema è più serio e anche più drammatico. I riti e le feste di massa volevano educare per convertire, investendo i valori fondamentali e i fini ultimi dell’esistenza. La funzione della liturgia di massa andava oltre l’aspetto ludico o demagogico, che pure era presente: mirava a conquistare e plasmare la coscienza morale, la mentalità, i costumi della gente, e persino i suoi più intimi sentimenti sulla vita e sulla morte. Nella socializzazione di una religione politica capace di trasformare il carattere degli italiani, facendoli divenire una comunità di fedeli nel culto del littorio, i fascisti vedevano  la principale condizione per gettare le fondamenta di uno Stato destinato a durare nel tempo e a lasciare nei secoli l’impronta di una nuova civiltà».

[E. Gentile, cit.]

 

 

 

«La storia del fascismo dunque è anche la storia dell’evoluzione e della degenerazione dell’idea di religione della patria, di come Mussolini la ereditò e trasformò dalla retorica risorgimentale e liberale».

[G. B. Guerri, ibidem]